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Facebook e Commissione UE: è scontro sulla Privacy!

Facebook, l’Europa e la Privacy: le parti si ribaltano.

Questa volta è il temibile colosso americano dei Social Media ad aver fatto causa (e anche vinto) alla Commissione europea per la Violazione di dati riservati.

La Commissione ha avviato due indagini anti trust contro Facebook e, per raccogliere le informazioni necessarie, ha chiesto all’azienda di Mark Zuckerberg di fornire documenti interni che includono 2.500 frasi chiave specifiche.

Zuckerberg e il suo Team hanno replicato che ciò implica consegnare alla Commissione Ue dati altamente sensibili e ha presentato ricorso presso il Tribunale dell’Ue.

Con tale mossa Facebook ha ottenuto lo stop provvisorio alla richiesta degli investigatori Ue.

Ma l’esecutivo Europeo ha fatto sapere, a sua volta, che difenderà la sua richiesta in tribunale e che le indagini sul presunto comportamento anti competitivo di Facebook vanno avanti, come riportato dai media Britannici.

I DOCUMENTI “SENSIBILI”

Nel dettaglio, la Corte generale dell’Ue ha sospeso la richiesta della Commissione europea di consegnare informazioni che includono dati che Facebook definisce “personali” e “altamente sensibili”.

Nel suo ricorso, il social media americano ha contestato l’ampiezza della richiesta dell’Ue.

“Stiamo collaborando con la Commissione e ci viene chiesto di consegnare centinaia di migliaia di documenti”, ha dichiarato Tim Lamb, competition lawyer di Facebook.

“La vastità eccezionale delle richieste della Commissione significa che ci verrà imposto di fornire documenti per lo più irrilevanti, che nulla hanno a che vedere con le indagini della Commissione, ma che includono informazioni personali molto sensibili, come i dati medici dei nostri dipendenti, documenti finanziari personali e informazioni private sui congiunti dei nostri dipendenti”, ha spiegato Lamb.

LA RISPOSTA DEL TEAM FACEBOOK

La Risposta del Team Facebook non tarda ad arrivare.

Un portavoce ha sottolineato che l’azienda non sta cercando di mettere in stallo le indagini e che finora ha mostrato sempre grande disponibilità a fornire informazioni a Bruxelles.

Ma la richiesta di qualunque documento che include frasi come “big question”, “shut down” e “not good for us” potrebbe costringere Facebook a fornire persino valutazioni riservate sulla sicurezza dei suoi quartieri generali californiani.

Facebook ha aggiunto di aver proposto agli investitori della Commissione di visionare i documenti sensibili e “irrilevanti” in una Viewing Room blindata dove non si possono effettuare copie del materiale, ma la proposta sarebbe stata finora respinta da Bruxelles.

LA SENTENZA UE

La Commissione Europea ha avviato un anno fa una valutazione antitrust su Facebook e l’utilizzo dei dati raccolti dalle app di terze parti, all’interno di una più vasta indagine sui colossi americani del web.

Tali Inchieste sono aperte anche su Amazon e la raccolta dei dati dei venditori sul suo Marketplace, e su Apple e il suo negozio di app. La commissione può, all’interno di queste indagini, chiedere di consegnare documenti in cui compaiono certe parole chiave.

Nel Caso di Facebook però, il Presidente del Tribunale lussemburghese, Marc van der Woude, ha affermato che, benchè le richieste dell’Ue “possono inevitabilmente includere informazioni personali, è importante garantire il trattamento confidenziale di tali informazioni, specialmente quando queste informazioni, a prima vista, non sembrano avere alcun legame con la materia oggetto di indagine da parte della Commissione”

Il Tribunale Europeo dovrà verificare quali tutele della Privacy sta adottando la Commissione nelle sue indagini.

Di qui la sospensione preliminare, necessaria per “scongiurare una situazione in cui il materiale contestato è reso pubblico in violazione del diritto fondamentale alla privacy dei manager e dei dipendenti” di Facebook.